Alla scoperta del Mosaico del Labirinto nella Villa Romana di Giannutri

Giannutri, l’isola più meridionale dell’Arcipelago toscano, è una piccola oasi in cui la macchia mediterranea cresce rigogliosa. Ma non solo questo. Proprio qui, anticamente, una ricca famiglia imperiale a ubicato una delle sue tre ville dedicate all’otium romano, di cui oggi rimangono preziosi ruderi che ci suggeriscono un’architettura sontuosa. Uno dei mosaici presenti all’ingresso della villa versava in condizioni critiche, ma dopo circa trent’anni e un lungo progetto di restauro tutta la sua bellezza è tornata alla luce.

Alla scoperta del Mosaico del Labirinto nella Villa Romana di Giannutri:

Il mosaico del Labirinto

Il mosaico del Labirinto è un’opera antichissima che, nel 1991, fu distaccata dalla sua sede originaria: la villa romana dei Domizi Enobarbi, la famiglia da cui discende l’imperatore Nerone. Si tratta di una villa imperiale del I sec. a. C, completamente dedicata all’otium, ricca di mosaici policromi raffiguranti scene mitologiche soprattutto all’interno dell’impianto termale, mentre le pareti e le colonne erano rivestiti di marmi provenienti da tutto il bacino del Mediterraneo. La Villa di Giannutri si aggiungeva a quella di Santa Liberata, a quella di Porto Santo Stefano e a quella del Saraceno, a Giglio Porto: tutte erano le proprietà di lusso della stessa famiglia dei Domizi Enobarbi.

Le tessere del mosaico recentemente restaurato compongono uno degli eventi più celebri della mitologia greca: l’uccisione del Minotauro, da parte di Teseo, a Creta; inoltre, è presente anche la scena di Arianna, che grazie al filo riporta fuori dal labirinto l’eroe ateniese. In origine, il mosaico era posizionato davanti all’ingresso della Villa dei Domizi Enobarbi, ma versava in condizioni di gravissimo degrado e incuria.

Un lungo progetto di restauro

Proprio a causa delle pessime condizioni in cui si presentava il prezioso mosaico, una volta prelevato nel 1991 fu conservato all’interno del Museo archeologico di Firenze, dove è rimase fino all’inizio dei restauri. Successivamente fu spostato all’interno di un suggestivo ambiente chiuso, anch’esso di origine romana: si tratta del criptoportico, che custodisce la preziosa decorazione preservandola dalle intemperie.

Il progetto di restauro fu avviato e sostenuto dal Rotary Club – Distretto 2071 è stato aperto al pubblico il 2 settembre 2023

Il Rotary Club – Distretto 2071 aveva già presentato i risultati del restauro delle stanze decorate da mosaici geometrici delle tabernae del complesso di Cala Maestra, uno dei nuclei della villa di Giannutri. Successivamente, grazie al loro intervento, è stato possibile restituire al Mosaico del Labirinto il suo antico splendore, e ricollocarlo nella sia sede originaria. Oggi il sito archeologico è gestito  dalla Soprintendenza, dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, dal Consorzio di Giannutri e dal Distretto Rotary 2071.

Nel corso del restauro, sono stati eseguiti interventi di pulizia e integrazione delle parti mancanti mediante l’utilizzo di tessere provenienti dal materiale originale recuperato sull’isola di Giannutri. Per quanto riguarda la parte inferiore, la quale era completamente andata perduta, è stata realizzata un’incisione semplice su una base neutra, per suggerire il disegno originale.

Visitare il mosaico del Labirinto a Giannutri

Come accennato, oggi il mosaico, così come la villa, è accessibile al pubblico. Per raggiungerlo è necessario prendere un traghetto verso l’isola di Giannutri, in partenza tutti l’anno da Porto Santo Stefano, situato sul promontorio dell’Argentario. Le compagnie che garantiscono queste tratte sono Maregiglio e Toremar. e partenze sono previste alle 10:00 da Porto Santo Stefano, con ritorno da Giannutri alle 16:00. Durante la stagione estiva, la frequenza dei collegamenti aumenta. La traversata dura un’ora circa e, viste le dimensioni ridotte dell’isola e la presenza di un’area protetta, non è possibile imbarcare un’auto.
Dal porto è sufficiente camminare pochi metri per accedere al sito archeologico.

Photo credits
Foto di ildirettore da Wikimedia

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